Che noia!
Titolo identici tra di loro, testate (più o meno) giornalistiche che fanno a gara a chi prende più click, magazine online nati bene e cresciuti male, in mezzo a tecniche marchettare di bassa lega. Ma cosa vi è successo? Dove è finita la passione per l’informazione che tanto millantavate agli inizi? E l’amore per la scrittura? Per non parlare delle strategie da quattro soldi applicate ai social network, Facebook in particolare. Vi siete omologati tra di voi, tutti identici (ora) con la sola voglia di accaparrare il click.
Sarà ora di dire basta? Secondo me sì. E visto che io la scrittura la amo, ma sul serio, e visto che di informazione me ne occupo, mi autoproclamo difensore supremo del Titolo, quello con la T maiuscola. E dico la mia.
Analisi di un non-titolo
Questo è un tipico titolo acchiappa click.
Un titolo vuoto, sensazionalistico, privo di informazioni realmente utili. Lo scopo è chiaro: l’informazione viene dopo, prima c’è il bisogno di prendersi un bel click. Potrei descriverlo con una sola parola: aberrante.
L’informazione, quella vera, non è questa.
Analizziamolo insieme. La prima parte, descrittiva, ci dice che una madre e il suo bimbo di soli quindici mesi sono stati costretti a scendere dal bus. Che cosa orrenda! Chi mai avrà fatto una cosa del genere e perché? Il titolo legato all’immagine ci chiarisce il mistero: è il conducente a farli scendere. Sì, ma perché? È qui che spinge la curiosità del lettore ed è proprio qui che fanno leva i titoli acchiappa click: se muori dalla voglia di sapere, saprai solo dopo aver cliccato.
Bel modo di non fare informazione!
Di questi non-titoli ne è pieno internet, ormai. Tantissime testate online li usano, spudoratamente e continuamente. E chi lavora con la scrittura ci fa caso, eccome. Allora basta, ammettiamolo: se avete bisogno di questi mezzucci per attirare lettori, allora non siete poi così speciali. Anzi, siete esattamente come gli altri.
Come lo scriviamo questo Titolo?
Guardate questa stessa notizia, data su Facebook da due testate diverse.
Le differenze si notano, e subito.
Il primo articolo chiarisce immediatamente cosa succede e invita alla lettura se si è realmente interessati al fatto. Il secondo, al contrario, “gioca sporco”. Non dice nulla, accenna solamente a una battaglia con esito miracoloso. Un titolo che fa pensare più a una malattia risolta nel modo giusto che a una gravidanza. Per scoprirlo cosa si fa? Si clicca il post. Niente di più, niente di meno.
Sarebbe bello non vedere più cose del genere. Sarebbe bello poter leggere una notizia con il solo scopo informativo. Se anche tu la pensi come me, bene! non resta che ricordare come si scrive davvero un Titolo degno di tale nome.
In un articolo precedente avevo già elencato alcuni consigli utili per scrivere un Titolo d’effetto, ma mi piacerebbe ampliare questa lista e aggiungere informazioni importanti.
- No ai titoli ambigui, falsi o poco chiari
- Sì alla brevità e alla chiarezza
- Usa il titolo per informare
- Se vuoi attirare i lettori usa la creatività, non la furbizia
- Apprezza l’uso delle parole chiave, ma non abusarne
- Lega al titolo una foto esplicativa, usando immagini con licenze d’uso idonee
- Se vuoi, crea due tipi di titoli: uno per il social, l’altro per il post. In entrambi i casi scrivi titoli informativi
Questa lista di consigli fa parte delle basi della scrittura per internet. Nessuno può limitare la tua creatività, l’importante è che non entri in contrasto con il vero obiettivo del titolo: informare. La curiosità può essere utilizzata come fattore di interesse? Sicuramente, ma non con tecniche acchiappa link come quelle che abbiamo visto sopra.
Non è un caso che lo stesso Facebook abbia deciso di scoraggiare l’uso del click baiting, come ci spiega Angelo Marolla su questo recente articolo.
Una chicca per te!
Hubspot ha analizzato, qualche mese fa, diversi titoli di articoli facendo un test A/B con risultati molto interessanti. Questi test ti permettono di scegliere la soluzione migliore per il tuo blog/magazine e si basano su un fattore reale e basilare: i tuoi lettori.
Ecco l’interessante studio: fanne buon uso!
E vogliamo parlare della recente abitudine di infilare il termine “shock” in tutte le salse per cercare di aggiungere drammaticità ad una notizia? E che dire delle foto / storie che stanno commuovendo il web? Quando vedo titoli di quei tipi ormai non clicco per principio!