“La libertà d’espressione va data a coloro i quali si battono per le proprie idee, non a quelli che si nascondono dietro l’anonimato. I troll sono sempre più aggressivi, sono arrivati anche a minacce. Abbiamo bisogno di evolvere la piattaforma”.
Così Arianna Huffington su GigaOM. La fondatrice del “The Huffington Post”. Mica roba da poco.
Proprio lei, dunque, ha annunciato che il “The Huffington Post” chiuderà ai commenti anonimi. Non sono abbastanza, quindi, i 40 moderatori che lavorano sui commenti della versione americana. Basta, stop. Ti firmi: commenti. Non lo fai: sei fuori. E sapete che vi dico? Sono d’accordo. La strada, a mio avviso, è questa.
Una riflessione breve. Internet oggigiorno è equiparato a un luogo di discussione qualsiasi della vita reale. Vero e proprio, civile e – si spera – costruttivo. E allora niente scuse: metterci la faccia, parola d’ordine. Per un dibattito più corretto tra soggetti riconoscibili, noti e meno noti.
Io sto scrivendo. E firmo. Firma anche tu: dimmi chi sei. Di dibattiti in uno stadio, un soggetto contro 10mila, ne ho visti pochi. Internet – mezzo fantastico perché in grado di generare confronto costante, annullare distanze e creare nuove opportunità di crescita e sviluppo – non è da meno.
Sei d’accordo? E soprattutto: pensi che il pubblico italiano – nel senso più vasto del termine – possa accettare di buon grado?
Che politica stai adottando sul tuo blog in materia di commenti: anonimato o no?
A parte la mia adorazione per la signora Arianna (il cui speech a Inbound13 ho apprezzato molto), sono d’accordo con questa decisione.
Che poi fatta la legge si trova il raggiro, eh, ma questo è e resta un forte segnale. Bene così.