Ecco, ci risiamo.
Un altro post dedicato al famoso Panda.
No, non quello del Wwf. Quello è un panda buono, uno da conservare. Sto parlando dell’altro Panda, quello che si nasconde dietro il tanto temuto algoritmo Google e che sta facendo impazzire web master, web writer, esperti Seo e altri professionisti della rete (alzate la mano, così vi conto tutti!).
Gli esperti stanno ancora tentando di capire come si muove e come si muoverà ancora questo famelico algoritmo. Il suo recente arrivo in Italia ha spaventato i professionisti del web 2.0, al punto di dar vita a migliaia di articoli dedicati alla storia del Panda e del suo avvento. Nemmeno il piccolo di Nazareth fece (forse) così scalpore.
L’annuncio…..
Ma andiamo per gradi: dopo l’annuncio ufficiale della sua creazione, gli utenti di tutto il mondo hanno atteso il giorno del giudizio, sistemando e modificando i propri spazi web secondo i consigli degli “ufficiali” di Google. Arrivato oltreoceano, Panda ha dato una bella sistematina a diversi siti web, più o meno famosi e più o meno critici da molti punti di vista. Le conseguenze dell’arrivo sono state analizzate, studiate e diffuse da centinaia di esperti, che hanno cercato di capire se e come il Panda avrebbe agito in Italia.
…e l’arrivo!
Poi, poco tempo fa, il temuto annuncio del suo arrivo: “attenzione signori e signore, il Panda sta sbarcando verso il bel Paese”. E via alle crisi isteriche, con lamentele, post, video, corsi dell’ultimo minuto e chi più ne ha più ne metta.
La conseguenza è nota: ora anche noi abbiamo a disposizione una lunga lista di consigli e regole da seguire, per evitare che il nostro sito diventi una nutriente foglia di bambù, che tanto fa gola al Panda. E allora via i 968 banner pubblicitari in home, via gli articoli doppioni, via i post superflui e inutili, via i link che invadono le homepage e via anche le paure. Forse. Alcuni ce l’hanno fatta, altri son calati a picco, trovandosi di colpo alla pagina 2345 dei risultati Google. Si, insomma, per alcuni le cose son migliorate, per altri son peggiorate. Altri ancora son rimasti sempre lì, dove erano da anni o da mesi.
E noi Web Writer a scrivere scrivere e scrivere del Panda e del suo algoritmo. Con i clienti che inviano e-mail disperate:”mi raccomando, hai modificato quella cosa lì? e l’altra? attenzione che c’è il Panda!”. E noi a dover spiegare che “si, stia tranquillo, ho sempre scritto contenuti di qualità, non ho articoli a rischio penalizzazione o simili.” e ancora “no, non copio i miei articoli. Sono tutti originali, al 100%.”
Insomma, fatica doppia, ma solo perché c’è la necessita di calmare gli animi e far capire che, in fondo, questo Panda tanto cattivo non è: se il tuo sito non ha contenuti di qualità, se i tuoi articoli sono copiati, se il tuo scopo è solo pubblicità e guadagno, allora cosa dire se non “Benvenuto Panda”?.
E voi come avete reagito?
I vostri clienti vi hanno scritto allarmati o hanno lasciato che continuaste il normale lavoro, come ogni giorno?
PS: Ci tengo a sottolineare che la mia non è altro che una divertente ricostruzione in chiave ironica del temuto arrivo 🙂
Beatrice
Per i clienti è normale allarmarsi soprattutto per quelle che potrebbero essere le conseguenze nel caso in cui il SEO o l’agenzia a cui si sono affidati abbiano giocato sporco. In Italia, al momento in pochi hanno risentito degli effetti del Panda. Per la maggior parte aggregatori e grandi network di blog. A mio avviso la qualità paga, anche se necessita di tempo perché possa svelarsi in tutto e per tutto.
Non c’è che dire però che con questa politica Google non abbia rilanciato l’immagine del Panda.