Chiedere il permesso: l’Italia, il Mondo e modi diversi di vivere Internet


bussare

Questa è una riflessione su Internet, in Italia e nel mondo. Perché, badate bene, c’è differenza. Mica poca. Questa è una riflessione sull’informazione italiana, su quella estera. Anche lì c’è differenza. Mica poca.

Nasce tutto da un episodio. Un paio di giorni fa ero con Giorgio Taverniti, si parlava. Mi segnala un avvenimento interessante. “Avvenimento” è una parola grossa. Ma, diamine, siamo in Italia. E allora di avvenimento si tratta.

Comunque: notiamo che Steve Rosenberg, inviato della BBC, sta postando su Twitter delle foto curiose direttamente dalle Olimpiadi invernali di Sochi 2014.

Cose di questo genere:

Il bello (il normale) viene dopo. Altri giornalisti, o blogger, contattano Rosenberg. Gli chiedono il permesso per l’utilizzo delle foto, citando la fonte naturalmente.

Ecco. Ora pensate a noi, all’Italia. Pensate a Repubblica, al Corriere della Sera ed a compagnia cantante. Pensate alle grandi firme del giornalismo italiano. Immaginateveli su Twitter, a postare foto. E tutti gli altri a chiedere il permesso. E loro a dare il consenso.

Ok, abbiamo scherzato. Non regge, non è così. Non in Italia. Per carità, se avete visto scene di questo genere dalle nostre parti, raccontatelo pure. Siete i benvenuti.

Noi no, di queste cose non ne abbiamo mai viste. Non quando si parla di giornalismo, di grandi brand dell’informazione nazionale. Questo, per un semplice motivo: il modo di vivere Internet, di fare informazione su Internet, da parte delle grandi testate giornalistiche non c’entra nulla con le realtà di cui parlavamo pocanzi.

Loro, gli italiani, li vedrete citare e linkare – ma non per il link in sé, quanto per la correttezza – le fonti praticamente mai. Idem per le immagini. Anche se citare non nuoce alla salute, per la verità. Permessi su Twitter? Per carità.

[Credits immagine: ginen.wordpress.com]

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