Il tempo di lettura sul Web: quando l’utente fugge…


Nel corso dell’ultimo Festival Internazionale del Giornalismo, a Perugia, tra i numerosi workshop organizzati v’era quello che ha visto coinvolta Doree Shafrir. Lei è Direttore Esecutivo di BuzzFeed.

E per tutti noi – giornalisti, scrittori della rete, gente da 140 caratteri -, Doree ha detto qualcosa di interessante:

“Gli editori online continuano a pensare che la gente non abbia voglia di leggere sul Web e quindi abbandona il modello delle storie lunghe, dei lunghi articoli. Non è così. Su BuzzFeed abbiamo deciso di puntare anche sulle long-stories: lo facciamo una volta alla settimana. Con un autore impegnato solo in questo: preparare una storia lunga da raccontare. Una alla settimana. E stiamo avendo un ottimo riscontro nei tempi di lettura, oltre che nelle condivisioni sui social network, da parte dei nostri utenti”.

Che detta così, cambia un po’ la visione delle cose. Cambia un po’ la visione di quel Web fatto di velocità, immediatezza. Fatto di flash news. In cui esprimere un concetto in 140 caratteri è divenuta moda e obbligo.

eMarketer-ContenutiIl lettore legge davvero?

Su questo ho riflettuto, dopo aver ascoltato Doree Shafrir. Poi, nei giorni scorsi, i numeri di eMarketer: si parla dei tempi di lettura degli utenti nel Regno Unito.

I naviganti della rete britannica non concedono più del 5% del loro tempo trascorso online, alla lettura di notizie. Appena tre minuti ogni ora. E ripensi alle long-stories. I social network (22%), l’intrattenimento (15%) – a proposito: occhio a YouTube e lo shopping sul web (10%) rubano tempo, molto tempo, alle notizie e all’editoria online.

Insomma, l’impressione è quella di un lettore che, aldilà di tutto, non legge. Legge poco. Di fretta. Ama il potere dell’immagine, condivide fidandosi del titolo e dell’attacco. Sempre più spesso.

Parola-chiave: engagement

Coinvolgere

Coinvolgere. Partecipare. Esserci. Vince colui che sa coinvolgere l’utente, che sa creare Community, partecipazione, attorno ai propri contenuti.

In questo caso, è utile introdurre alcuni concetti che poi qualcun altro, meglio di me, ha trattato in altre sedi:

1. Storytelling

Racconta una storia, assieme alla notizia. Ogni qual volta ciò è possibile. Puntare tutto sulle emozioni, sul coinvolgimento, sulla raccolta di contenuti, immagini ed elementi che hanno condito – ad esempio – un evento e che, subito dopo, possono spingere l’utente a parlarne nuovamente, a tirarne ancora in ballo sensazioni.

Beatrice Niciarelli ci aveva avvertiti, tutti, sulle potenzialità dello storytelling. Lo aveva fatto proprio qui, sul Copywriter Blog. Ma anche questo post la dice lunga su ciò di cui parliamo.

2. Gamification

L’’utilizzo delle dinamiche del gioco all’interno di attività esterne, con l’obiettivo di fidelizzare l’utente, generarne un maggiore interesse nei confronti dei contenuti, risolvere dei problemi.

Anche di questo concetto si è parlato ampiamente nel corso dell’#IJF13. Anche la gamification rappresenta un elemento importante per creare engagement nei confronti dell’utente, così da fidelizzarlo, tenerlo legato al brand, al prodotto editoriale, a quel contenuto che siamo interessati a promuovere, a far leggere.

Ne ha parlato, molto e bene, Pier Luca Santoro. Che oltre ad aver analizzato la questione a Perugia, è tornato ad occuparsene poi in questo post. Ed ha consigliato anche questo esauriente articolo, da CNET.

Le dimensioni fanno la differenza?

Misure

…Ovvero: la qualità passa per la lunghezza di un contenuto? O per la capacità di coinvolgimento che l’editore e l’autore creano attorno al prodotto editoriale?

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